Grandi eventi sportivi e diritti umani: la partita ancora aperta
Sostenibilità

Grandi eventi sportivi e diritti umani: la partita ancora aperta

Mondiali 2022, luci e ombre sul rispetto dei diritti dei lavoratori impegnati nella costruzione degli impianti sportivi in Qatar.

Il tema dei diritti umani all’interno dei grandi eventi sportivi è stato uno dei topic più rilevanti e attesi dello United Nations Asia Regional Forum on Business and Human Rights, tenutosi la scorsa settimana a Doha, Qatar. L’evento, che ha coinvolto oltre 300 partecipanti tra istituzioni, ONG, aziende e principali sponsor di eventi sportivi, ha ospitato anche l’intervento del Professor John Ruggie – già Rappresentante Speciale del Segretario delle Nazioni Unite su business e diritti umani. Il Prof. Ruggie, su richiesta della Federazione internazionale delle associazioni calcistiche (FIFA), ha pubblicato lo scorso marzo il Report “For the Game. For the World” con l’obiettivo di integrare i Principi Guida ONU su imprese e diritti umani all’interno delle policy e practice della Federazione.

Secondo Ruggie, la FIFA dovrebbe trasformare il proprio impegno sui diritti umani in azioni e decisioni concrete che non si traducano solo nell’introduzione di nuovi principi all’interno del proprio Statuto, ma che apportino un cambiamento culturale effettivo che coinvolga tutte le funzioni dell’organizzazione con l’endorsement dei vertici aziendali. I principi guida ONU andrebbero presi in considerazione nelle decisioni chiave della Federazione, che dovrebbe esercitare la sua influenza su tutti coloro con i quali stringe relazioni di affari, affinché l’impatto avverso sui diritti umani venga notevolmente ridotto.
La FIFA, dovrebbe inoltre adottare un approccio più proattivo, e realizzare una valutazione preventiva di rischi e impatti connessi alla propria attività, oltre che garantire maggiore accountability e l’accesso a un effettivo rimedio per coloro i quali ritengano i propri diritti violati. 

 

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Il Forum, così come le raccomandazioni di Ruggie arrivano a seguito di mesi di denunce da parte di Amnesty International sulle condizioni dei migranti coinvolti nella costruzione di infrastrutture sportive in Qatar. Nel rapporto, intitolato “Il lato oscuro del gioco più bello del mondo”, l’Organizzazione evidenzia le condizioni di lavoro forzato dei numerosi migranti, principalmente provenienti da Bangladesh, India e Nepal, impegnati nella costruzione dello Stadio internazionale Khalifa, dove si svolgerà una delle semifinali dei Mondiali di calcio del 2022.
All’interno del Report, realizzato a seguito di 132 interviste ai lavoratori migranti, l’Organizzazione ha rilevato una serie di abusi e violazioni, tra cui: situazioni igieniche precarie e sovraffollamento degli alloggi e condizioni di lavoro forzato con mancata corresponsione del salario, retribuzione inferiore rispetto a quanto pattuito, mancato rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno con relativo rischio di espulsione e ingenti somme di denaro pagate dai lavoratori alle agenzie di recruiting per poter lavorare in Qatar.
Amnesty inoltre ha sottolineato come il sistema dello sponsor in vigore in Qatar (detto kafala), in base al quale il lavoratore migrante non può cambiare lavoro o lasciare il Paese senza il permesso del datore di lavoro, sia al centro dello sfruttamento del lavoro migrante. Nel Report, l’ONG condanna la FIFA per la sua mancata presa di posizione sul problema.

A seguito delle raccomandazioni emesse da Ruggie, il neo-presidente FIFA, Gianni Infantino, ha annunciato che verrà istituito un nuovo meccanismo di controllo sulle condizioni dei lavoratori migranti impegnati nella costruzione degli impianti dei Mondiali di calcio del 2022 in Qatar. Si tratta di un segnale positivo da parte della Federazione, che, assieme a eventi ed iniziative di sensibilizzazione e diffusione delle Linee Guida ONU, può contribuire a diffondere anche in Qatar comportamenti più virtuosi nel rispetto dei diritti umani.

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