Amianto: un problema ancora irrisolto
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Amianto: un problema ancora irrisolto

 

In Italia, la presenza stimata di 40 milioni di tonnellate di materiali contenti amianto causa ogni anno la morte di oltre 6.000 persone. Dopo più di vent'anni dal divieto di produzione ed utilizzo di questo materiale, tanto rimane ancora da fare in termini di censimenti e bonifiche.

Discutere di amianto oggi in Italia, significa parlare ancora di mancate bonifiche e di morti: sono oltre 6.000 infatti, i decessi che ogni anno si registrano a causa dell’esposizione alle fibre aereodisperse di amianto. A richiamare l’attenzione su questa situazione, è l’Osservatorio Nazionale Amianto che recentemente ha diffuso i risultati del Primo Rapporto Mesoteliomi. Attualmente, nel nostro Paese, è stimata la presenza di 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto (MCA), distribuiti in più di 40 mila siti e in più di un 1 milione di micrositi, di cui più di 34 milioni in matrice compatta e il resto in matrice friabile, la più pericolosa per la salute umana.

Le principali patologie, dovute all'inalazione delle fibre di MCA, sono mesotelioma, tumori delle vie aeree, del tratto gastrointestinale e delle ovaie; asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici e loro complicanze cardiocircolatorie. Secondo i dati presentati nel Rapporto, il trend del numero dei nuovi casi di mesotelioma si presenta in Italia in costante aumento, e considerando che, generalmente, l’insorgenza della malattia avviene dopo circa 20-40 anni dalla prima esposizione, sembra lecito assumere che nei prossimi anni (dal 2020 al 2030) si manifesti il picco di incidenze.

 

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Le Autorità non possono fare a meno di confrontarsi con questo grave fenomeno che mette a rischio parte della popolazione che è stata sottoposta all'esposizione ad amianto. Sono ancora troppi, gli edifici privati e pubblici, comprese scuole e ospedali, che non sono stati soggetti a bonifica, e in taluni casi nemmeno a censimento.

l’Italia, già nel 1992, ha messo al bando la produzione e l’utilizzo dei MCA con la Legge 257, tuttavia, la stessa non impedì di poter conservare e mantenere in essere tali materiali negli ambienti in cui erano stati utilizzati, previo verifica del buono stato di conservazione. La normativa ha così indicato le modalità di gestione e controllo dei MCA, le tipologie di analisi, i limiti di esposizione per la popolazione e le attività di bonifica possibili (confinamento, rimozione, incapsulamento).

Da allora, soprattutto le Regioni, hanno legiferato sulle modalità di censimento, controllo e gestione, sulle verifiche da parte delle ASL, sulla comunicazione degli esposti all'amianto e sulla gestione dei casi di insorgenza di malattia. Tuttavia, principalmente a causa dei costi, talvolta onerosi, tali obblighi nel corso degli anni, sono stati disattesi, così come la prassi di verifica annuale dello stato di conservazione, da svolgere a cura di idoneo specialista (anche se non viene definita esattamente tale figura).

Proprio per questo, il Piano Nazionale Amianto, varato nel 2013, ha inteso istituire le linee d’intervento per un’azione coordinata delle Amministrazioni statali e territoriali al fine di indicare un insieme di azioni per la valutazione del rischio e per la sorveglianza sanitaria. Attualmente, per il 2016, il Governo ha previsto forme di detassazione per chi effettua una bonifica dei MCA, intervento a beneficio di imprese e soggetti privati, che approfittando di tali incentivi, potrebbero uscire dall'anonimato e contribuire a ridurne il rischio.

 

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