Ecoforum 2018: le proposte di economia circolare e industria 4.0
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Ecoforum 2018: le proposte di economia circolare e industria 4.0

Il dibattito sull’economia circolare è sempre più acceso: presentati all’Ecoforum di Roma studi, progetti e idee per promuovere l’economia circolare e l’industria 4.0.

Il 2018 è l’anno della definitiva approvazione del pacchetto sull’economia circolare dell’Unione Europea.
In questa nuova economia possibile, l’italia può assumere un ruolo centrale tra i player internazionali. Tuttavia, per favorire lo sviluppo della filiera del riciclo italiana, eliminando gli ostacoli tecnologici e investendo della gestione dei rifiuti, servono cultura e investimenti.
Di questi temi si è discusso all’Ecoforum 2018, la due giorni organizzata da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club in collaborazione con Conou.
La creazione di una nuova industria 4.0 e la promozione dell’economia circolare all’interno dell’economia del nostro Paese sembra essere una prospettiva ancora sfumata: questo perché, ad oggi, la legislazione in materia è carente e le imprese della circular economy non godono di appoggi finanziari e di sostegno da parte delle associazioni di categoria. Ma vediamo ora un po’ di dati, presentati proprio in occasione dell’Ecoforum.

Impresa circolare: quali impedimenti?

Secondo i dati raccolti, l’investimento sul fronte dell’economia circolare è avvenuto in prevalenza con capitale proprio per l’80% delle imprese, attraverso la collaborazione con fornitori di materiali (57,8%) e università o centri di ricerca pubblici (48,9%), mentre risulta molto minoritario il ruolo di altri attori istituzionali (es. associazioni di categoria).

Gli ostacoli principali non sono da attribuire al fattore tecnologico, ma fondamentalmente ad una legislazione inadeguata o contraddittoria (48,9%) oppure connessi al prezzo dei prodotti "circolari” realizzati (48,9%), in cui il mercato spesso non è in grado di riconoscere il reale valore e dunque a versare il giusto corrispettivo.

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L’indagine sulle Opportunità di Business e di innovazione dell’economia circolare e l’industria 4.0 realizzata dal Laboratorio Manifattura Digitale del Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova e Legambiente è stata illustrata dalla Professoressa Eleonora Di Maria (DSEA Università di Padova) durante la prima giornata dell’Ecoforum.
L’indagine, il cui campione è rappresentato dalle prime 50 imprese tra le 231 identificate tra quelle manifatturiere che praticano l’economia circolare, evidenzia che quest'ultima, offre ampi spazi alle imprese per ripensare il proprio modo di innovare e di competere, attraverso una gestione più efficiente delle risorse, ma anche una maggiore attenzione verso il mercato secondo nuovi modelli di business.

"L’economia circolare nel nostro Paese è già una realtà in diversi territori grazie al lavoro prezioso di istituzioni, società pubbliche e aziende private virtuose. Ma per far decollare il settore serve rimuovere gli ostacoli non tecnologici ancora presenti nel nostro Paese. La burocrazia asfissiante, l’inadeguatezza di alcuni enti pubblici, le autorizzazioni sbagliate, i decreti ‘end of waste’ sulle materie prime seconde che non arrivano mai, il mancato consenso sociale per la realizzazione dei fondamentali impianti di riciclo sono questioni che vanno affrontate una volta per tutte per voltare pagina in tutto il territorio nazionale. Solo così riusciremo a mantenere una leadership europea sull’economia circolare conquistata grazie ad alcuni attori visionari e coraggiosi che ora devono essere affiancati da tutti gli altri che ancora non hanno imboccato la strada dell’innovazione e del futuro”.

 Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente

Che cosa serve, dunque, per attivare la transizione verso l’economia circolare? Sicuramente le imprese devono rivedere la loro filiera, valorizzando le innovazioni di prodotto e di processo.
Oltre a riformulare la filiera da parte delle imprese, c’è bisogno di un grande aiuto dal punto di vista normativo, oltre alla disponibilità di finanziamenti per favorire l’investimento in processi di circular economy.

"Il quadro della situazione delle imprese dell’economia circolare che emerge dalla ricerca è paradigmatico della situazione del nostro Paese - ha dichiarato il Vicepresidente del Kyoto Club Francesco Ferrante. E non poteva essere diversamente essendo quelle prese in esame le realtà imprenditoriali più dinamiche. Il talento, le capacità innovative, l’impegno sulla responsabilità sociale delle nostre imprese migliori ci indicano la strada da battere per uscire da una crisi troppo lunga. Ma fino ad oggi sono sforzi "solitari” che nessuno è riuscito a "mettere a sistema”, garantendo un quadro normativo a livello nazionale e locale che consenta a questi "campioni” dell’economia circolare di diventare dei veri modelli da seguire per tutti”.

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