The Guardian: ecco come cambierà il nostro rapporto con i rifiuti entro il 2025
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The Guardian: ecco come cambierà il nostro rapporto con i rifiuti entro il 2025

Secondo le previsioni del periodico britannico The Guardian, entro dieci anni "rifiuti" non sarà più sinonimo di "scarti", nonostante i risultati finora fallimentari delle istituzioni nazionali ed internazionali. Ecco chi saranno i protagonisti della rivoluzione.

Nei prossimi dieci anni, i rifiuti si trasformeranno in risorse e verrà abbandonata la loro associazione con il concetto di inutili rimanenze. In che modo ciò potrà avvenire? Il prestigioso periodico The Guardian ha recentemente provato a dare una risposta, indicando gli attori responsabili dei principali cambiamenti e in che modo essi ridisegneranno il volto delle economie locali e globali.

Si tratta di un percorso già intrapreso, nel quale però le grandi istituzioni hanno dato dimostrazione di muoversi con passo incerto. Ne è testimonianza il ritiro, a fine 2014, del pacchetto europeo sull'economia circolare e del programma verso i rifiuti zero. Segnali non molto più incoraggianti sono quelli derivanti dall'accordo di Cop20 a Lima, che ha fallito nel dettare una precisa linea d'azione internazionale contro i cambiamenti climatici e in favore dello sfruttamento sostenibile delle risorse.

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Eppure, secondo le previsioni del periodico britannico, le possibilità di una radicale trasformazione continuano ad esserci e, nel corso dei prossimi anni, potrebbero cogliere di sorpresa quegli stessi organismi che non sono stati finora in grado di attuare misure risolute ed efficaci. Gli strumenti del cambiamento indicati dal periodico si muovono su un doppio binario: da una parte l'innovazione tecnologica, dall'altra una vera e propria rivoluzione concettuale.

L'evoluzione passerà anche attraverso il vocabolario: il termine "rifiuti" sarà sempre meno frequentemente sinonimo di "scarti" e il riciclo non sarà l'inizio di una seconda vita del materiale, ma semplicemente un ulteriore passaggio all'interno del suo ciclo vitale. Una rivoluzione per la quale sono ritenuti da The Guardian direttamente responsabili le aziende che si occupano della gestione dei rifiuti: è nelle loro mani il potere di considerare la rilavorazione industriale come la naturale destinazione dei materiali raccolti.

Il secondo passaggio, volto a garantire anche il ritorno economico per tali aziende, è quello della conversione in energia: tutto ciò che non potrà essere ritrasformato non sarà scarto, ma fonte energetica, grazie alle biotecnologie in rapido sviluppo. Molto potere sarà poi nelle mani dei produttori, i quali, grazie all'avanzamento tecnologico e ai vantaggi economici dei materiali rigenerati, potranno fare affidamento su materie prime frutto di un processo di riciclo.

Accanto a questi tre attori identificati dal periodico, come chiave di svolta ne emergono altri due, ovvero i singoli cittadini e l'intero comparto commerciale. Con risultati legati alla raccolta differenziata, di anno in anno, in continua crescita, i primi lasciano ben sperare ma, sottolinea The Guardian, non devono essere lasciati soli: anche gli esercizi commerciali e la grande distribuzione devono assumersi la responsabilità della messa in vendita di imballaggi sempre completamente riciclabili, riducendo il più possibile i materiali superflui. In soli dieci anni, industria, commercio e collettività riusciranno dove i leader nazionali hanno fallito?

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