Sversamento di petrolio alla Iplom: il rischio ambientale sul piatto della bilancia
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Sversamento di petrolio alla Iplom: il rischio ambientale sul piatto della bilancia

Denuncia per disastro ambientale: sarà la magistratura a stabilire le cause dell’incidente avvenuto alla raffineria Iplom a Busalla. L’azienda, attraverso comunicazioni ufficiali, assicura di aver fatto il possibile per arginare gli impatti ambientali.

Che sia stato un errore umano, mancanza di manutenzione, o una frana sarà la magistratura a stabilirlo: rimane il fatto che il 17 aprile un duro colpo è stato inferto all’ecosistema e ai cittadini residenti nei pressi dei torrenti Polcevera, Fegino e Pianego, dove, a causa della rottura di una tubatura interrata dell’oleodotto Iplom di Busalla, in provincia di Genova, si sono riversate centinaia di tonnellate di greggio, decine delle quali finite in seguito in mare.

L'indagine della magistratura, ha già portato alla chiusura della raffineria, obbligata dal sequestro dell’oleodotto stesso. Difficile per la nostra redazione mettersi in contatto con i rappresentanti della Iplom, che oberati dal carico di lavoro straordinario di questo periodo, non hanno potuto rispondere alle nostre domande.

Dal sito dell’azienda, tuttavia, sono disponibili varie informazioni sia sulle dinamiche di recupero del prodotto petrolifero sia riguardo le attività di disinquinamento messe in campo dalla Belfor, azienda preposta al risanamento, insieme alla Capitaneria di Porto, alla Castalia e ai tecnici dell’ ARPAL.


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“Dopo giorni di febbrile lavoro per limitare gli effetti tossici sull’ecosistema eco-fluviale, marittimo e terreste, da lunedì 25 aprile, lo stato d’emergenza è stato revocato - ha dichiarato il Comandante della Capitaneria di Porto Giovanni Calvelli - a seguito delle ricognizioni aereo-navali condotte con le strumentazioni messe a disposizione del Ministero dell’Ambiente, possiamo affermare che la parte di greggio finita in mare sia stata rimossa, tuttavia, a questo punto, andrebbe svolta un’indagine sullo stato di sedimentazione sui fondali.”

A questo proposito, il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, in seguito a un sopralluogo compiuto nelle zone interessate dall’incidente, ha sottolineato come nonostante l’emergenza sia rientrata, rimanga prioritario stabilire norme condivise a livello nazionale riguardo le procedure di controllo, per il monitoraggio di stabilimenti ad alto rischio ambientale. Il concetto "chi inquina paga" è stato ribadito, ma non basta, questo tipo di incidenti deve essere evitato.

Federico Grasso, Direttore della comunicazione e membro del dello staff del Direttore generale ARPAL, ha così commentato le vicende delle ultime settimane: “Se l’emergenza è prontamente rientrata, è senz’altro merito della tempestività con la quale si è agito e del coordinamento di tutte le forze dispiegate. Tuttavia, sarebbe fuorviante affermare che l’area interessata, già caratterizzata da pressioni ambientali notevoli, sia esule da conseguenze. I nostri tecnici hanno effettuato rilevamenti sulle componenti volatili disperse, sul suolo e nei pressi dei torrenti. I risultati non sono allarmanti ma senz’altro l’impatto per la fauna e la micro-fauna che abita i territori interessati è stato rilevante. A conclusione della MISE (messa in sicurezza d’emergenza), sarà la Conferenza dei Servizi, che riunirà tutte le parti coinvolte, a stabilire i successivi passi per la bonifica della zona”.

Le stime della città metropolitana di Genova, indicano dalle 6 alle 8 settimane di lavoro per ripristinare la situazione ambientale precedente, l’ARPAL ha messo a disposizione le migliori tecnologie per supportare il tavolo tecnico e le indagini della magistratura, le chiazze bituminose sono state rimosse ed eliminati gli spiaggiamenti di materiale. Tanto lavoro è stato fatto e tanto ne rimane da fare, e una domanda, su tutte: forse vale la pena aggiornare il nostro modello di sviluppo?

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