Mercato energetico e nuove Infrastrutture: Il Caso TAP
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Mercato energetico e nuove Infrastrutture: Il Caso TAP

Il Gasdotto Trans-Adriatico che collegherà il Mar Caspio all’Europa porta alla ribalta il ruolo del gas naturale nella partita tra il sostegno alle fonti  fossili e lo sviluppo delle energie rinnovabili. 

Lungo 878 chilometri, il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline), trasporterà gas naturale dai confini con la Turchia, attraverso la Grecia settentrionale e l’Albania, per arrivare sulla costa meridionale italiana e collegarsi alla rete nazionale. Con tratti sia sulla terra ferma che sottomarini, il progetto sarà l’estensione europea del Corridoio meridionale del gas ( SGC, Southern Gas Corridor), ovvero una rete di 4.000 km, che attraverserà 7 Paesi e per la quale si è reso necessario un investimento complessivo di 45 miliardi di dollari. 
 
Il TAP, frutto di una joint venture che in cinque anni investirà complessivamente 5.6 miliardi di dollari, di cui 2.3 in Grecia, è stato recentemente indicato dall’Unione Europea  quale intervento prioritario funzionale a garantire la diversificazione delle fonti e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’Unione. L’ infrastruttura avrà come punto di approdo in Italia la località di San Foca, presso Marina di Melendugno, in Provincia di Lecce. Il sito sulla costa salentina, denominato PRT ( PRT – Pipeline Receiving Terminal), costituirà il Terminale di ricezione dell’intero gasdotto TAP e avrà funzioni di supervisione, controllo e immissione nella rete.
 
 
 
 
Tali operazioni di espansione internazionale della rete di trasmissione del gas si inseriscono, tuttavia, in un contesto di mercato poco stabile. Nel 2014 infatti, la domanda mondiale di gas naturale ha registrato una contrazione (-2%), dovuta in particolare al forte calo degli impieghi in Europa. Secondo quanto indicato nel Rapporto annuale del 2015 dell’ Autorità per l’Energia, dal 2010, l’Europa ha perso un volume di consumi pari a ben 117Gm3 ed in particolare, Italia e Germania hanno presentato riduzioni a due cifre, rispettivamente -13% e -14%. Nel dettaglio, nel nostro Paese, in termini percentuali, il consumo lordo è diminuito dell’11,6% rispetto al 2013. Con quest’ultima caduta, la quarta consecutiva, i livelli di consumo lordo sono tornati ai valori rilevati tra il 1997 e il 1998.
Al di là delle considerazioni di mercato, dal punto di vista ambientale, le emissioni di gas serra e gli impatti ambientali riconducibili ai processi di estrazione, combustione, stoccaggio e trasporto del gas naturale sono tutt’altro che trascurabili. Sono indispensabili, infatti, attente misure di valutazione e prevenzione del rischio, in quanto, nel caso di incidenti gravi, si potrebbero avere severe conseguenze sull’ecosistema e sull’ambiente marino, nonché rilevanti impatti negativi sulle economie costiere.
 
“L’utilizzo del gas naturale come transizione verso il progressivo distacco dall’utilizzo di fonti fossili è condivisibile perché ha minori emissioni del carbone e del petrolio, ma c'è bisogno che sia accompagnata da un impegno chiaro a ridurre le emissioni di gas serra – commenta Edoardo Zanchini, Vice presidente di LegambienteLa vicenda del Tap, con i problemi di opposizione nei territori, non può essere affrontata in maniera isolata, ma deve rappresentare l’occasione per ragionare di politica energetica in uno scenario incentrato sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. Detto questo, è decisivo che le infrastrutture siano pianificate e realizzate con attenzione all'impatto ambientale e tenendo in considerazione le istanze dei cittadini che chiedono trasparenza e tutela del territorio. A questo proposito, è fondamentale scongiurare l’ipotesi della realizzazione di due Gasdotti, il TAP con approdo a Melendugno e il Poseidon a Otranto. Spetta al Governo trovare una soluzione che permetta di realizzare un solo approdo, nel luogo più adatto e che comporta il minore impatto ambientale.” 
 
 

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