Emergenza-clima: mobilitazioni popolari e discussioni al vertice
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Emergenza-clima: mobilitazioni popolari e discussioni al vertice

Dopo un weekend di mobilitazioni popolari ambientaliste di enormi proporzioni, il 23 settembre si è svolto a New York il summit dell'ONU dedicato ai cambiamenti climatici. Fissati nuovi obiettivi in vista del vertice di Parigi, in programma a dicembre 2015.

21-23 settembre 2014, i riflettori si accendono sull'emergenza clima. Da un lato, un appuntamento istituzionale: i grandi del pianeta si sono riuniti il 23, secondo le parole del Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-Moon, per “ridare slancio al dibattito” sul cambiamento climatico. Dall'altro, nei giorni immediatamente precedenti, una forma di consapevolezza ambientale attiva e “popolare” ha riempito le strade del mondo per chiedere a chi ha il potere di decidere di far seguire alle parole delle misure concrete.

Perché la questione è urgente: lo sanno gli esperti, autori dei più recenti, preoccupanti rapporti sul tema, e lo sa anche buona parte dell'opinione pubblica. La partecipazione di massa a manifestazioni come la Marcia Globale per il Clima del 21, trasformatasi nella più grande mobilitazione ambientalista di tutti i tempi, e il Flood Wall Street, protesta in stile flash-mob che il 22 ha inondato le strade di New York, non mente: la gente esige una società alimentata da energie pulite, rinnovabili e l'affrancamento da un'economia spietata, incurante delle reali necessità delle persone e del loro pianeta.

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Ecco il contesto che ha accompagnato l'apertura del vertice ONU, durante il quale rappresentanti politici, opinion leader ed esponenti di spicco del mondo dell'industria, della finanza e della società civile di oltre 120 paesi si sono riuniti nel Palazzo di Vetro di New York per riprendere le fila di una discussione che meriterebbe attenzione quotidiana.

Un riepilogo di quanto è emerso dall'incontro ci viene fornito dal sito delle Nazioni Unite e ci informa di nuovi obiettivi, fissati sostanzialmente su cinque fronti: taglio delle emissioni di CO2, investimenti nello sviluppo di misure salva-clima, adozione del prezzo del carbonio, aumento della resilienza climatica e finanziaria, creazione di alleanze e coalizioni a livello internazionale.

Sono le basi di un nuovo protocollo globale, erede ed evoluzione di quello di Kyoto del '97, che 200 paesi dovranno sottoscrivere in occasione del summit di Parigi (dicembre 2015)per sancire ufficialmente e – si auspica- concretamente il loro impegno contro il surriscaldamento globale.

D'altra parte, l'arma forse più efficace per garantire il raggiungimento di obiettivi reali è nelle mani di tutti: è l'interesse costante per il tema da parte dell'opinione pubblica, che pressi “dal basso” per ottenere risposte. “Entro marzo, i singoli stati dovranno presentare i propri impegni nazionali” si legge in una nota diffusa da Avaaz, movimento ambientalista che ha contribuito alla riuscita della People's Climate March: “[...] Fino ad allora, continueremo a ritrovarci insieme, a intervalli regolari, sempre più numerosi, per far sentire il nostro appello per un cambiamento pulito e rinnovabile al 100%, che i potenti del mondo potranno solo seguire e assecondare.”

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