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Il Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti ha annunciato la firma di un accordo di programma con tutte le Regioni del centro-nord che prevedrebbe 600 milioni di euro già disponibili per le aree metropolitane e altri 600 milioni entro fine anno.
Dissesto idrogeologico, una drammatica emergenza per l'Italia, effetto di anni di incurie e colpe pagate a suon di vittime e sfollati. Da tempo al centro di un dibattito inasprito dai più recenti eventi di cui il nostro territorio è stato teatro, l'agenda degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico torna in questi giorni nei discorsi dei politici. Il Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti, intervenuto lo scorso 25 maggio a un convegno nella provincia di Padova, ha annunciato la firma di un accordo di programma con tutte le Regioni del centro-nord che prevede 600 milioni di euro già disponibili per le grandi aree metropolitane e altri 600 milioni che verranno dati entro fine anno. "Il problema del dissesto idrogeologico e' prioritario" ha sottolineato "e questo Governo ha già fatto molto semplificando le regole e mettendo più risorse finanziarie."
Rientrano nel pacchetto i 134 milioni e 596 mila euro inizialmente previsti dal Fondo Sviluppo Coesione mai assegnati alle Regioni del Centro-nord, che il Governo sostiene di voler garantire seguendo una duplice linea: da un lato, lo sveltimento delle procedure burocratiche necessarie al trasferimento dei fondi esistenti; dall'altro, intervenendo con proprie risorse di bilancio pari a 83 milioni e 600 mila euro. Questa operazione metterà la parola fine alla questione del finanziamento sul Piano nazionale contro il rischio idrogeologico avviato nel 2010.
Naturalmente, per avere successo, il piano dovrà essere accompagnato da una pianificazione urbanistica ragionata che, grazie a studi accurati, metta al centro la tutela del territorio e dell'ambiente rivedendo a monte le regole di occupazione del suolo. Lo stesso Galletti, in seguito all'alluvione ligure dello scorso novembre, si era espresso contro i condoni edilizi, definendoli come "tentati omicidi alla tutela del territorio": provvedimenti che, consentendo di costruire abusivamente, nei fatti trattano con superficialità e condiscendenza comportamenti illegali, incuranti e letali fino ad incoraggiarli.
Le conseguenze le conosciamo: chi fra noi non ha negli occhi le immagini di frane, disastri, città inondate e persone intente a spalare sui resti di una quotidianità devastata? Una strategia previdente, ben costruita ed esente da interessi economici e personali è l'unica strada percorribile per evitare che gli angeli del fango debbano tornare presto all'opera.
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