A lezione da Jeremy Rifkin: il futuro sostenibile della Terza Rivoluzione Industriale

A lezione da Jeremy Rifkin: il futuro sostenibile della Terza Rivoluzione Industriale

Il noto economista e saggista inglese Jeremy Rifkin è intervenuto a Milano, in una lectio magistralis, presentando il suo punto di vista sugli scenari futuri verso cui si dirige l’economia mondiale e quali sono i mezzi per fronteggiare la crisi economica in un’ottica sostenibile.

In occasione dell’evento “Imprese e innovazione. Scenari e sfide per l’assicurazione del futuro”, promosso da Gruppo Unipol e tenutosi a Milano lo scorso 18 settembre, è intervenuto Jeremy Rifkin in una lectio magistralis, esponendo le sue teorie sulla direzione che sta prendendo l’economia attuale e sui mezzi per superare la crisi. L’economista americano ha parlato di Internet of things (internet delle cose) per risollevare l’economia mondiale con un costo marginale pari allo zero.

Secondo Rifkin stiamo infatti vivendo un momento di profonda trasformazione: il capitalismo ormai sta per essere superato da un nuovo modello economico ibrido, un modello che ha come sistema base l’Internet of things e la ricerca di nuove e moderne tecnologie ha portato ad una riduzione del costo marginale dei beni di un valore quasi pari allo zero. “Adesso siamo nel corso di una Terza Rivoluzione Industriale”, ha dichiarato Rifkin, ”che si muove velocemente e si sta sviluppando in diversi Paesi: Germania, Cina, Danimarca. Una nuova convergenza di comunicazione, energia e trasporti”.

Rifkin sviluppa il suo pensiero su questa nuova era tecnologica che avrà come rampa di lancio internet, filo conduttore e punto di contatto delle chiavi della rivoluzione in atto: “Ci sono miliardi di sensori: nelle reti di produzione, abitazioni, impianti, strade, che creano un ritorno di dati convergente in un Super Internet in grado di convogliare logistica, energia e comunicazioni”.

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Nel campo delle comunicazioni l’utilizzo della rete ha portato all’abbattimento dei costi marginali, creando la nuova categoria dei prosumers (producers/consumers). Ognuno di noi ha accesso ai cosiddetti big data ed è in grado di produrre e condividere musica attraverso file sharing, video su Youtube, informazioni con Wikipedia e addirittura libri scaricabili dal web, mettendo in ginocchio o bypassando case discografiche, stampa e industria cinematografica.

Altra tematica trattata da Rifkin è il futuro dell’energia, rappresentato dalle rinnovabili: solare, eolico e geotermico. Settori in cui i costi sono notevolmente ridotti e che possono portare all’autosufficienza energetica. “Il 27% dell’energia prodotta in Germania è generata dal comparto delle rinnovabili e prima del 2020 si arriverà al 35%, creando sempre maggiore indipendenza dai combustibili fossili e dal nucleare”. Il concetto è quello di democratizzare l’energia come è successo per la comunicazione grazie a fonti inesauribili a nostra disposizione. A queste nuove soluzioni si aggiunge la stampante 3-D che permetterà il dimezzamento delle spese di produzione di beni nel settore manifatturiero.

Per quanto riguarda i trasporti Rifkin ha segnalato l’importanza della rivoluzione tramite il car sharing: le generazioni future non penseranno più all’acquisto di un’automobile, ma utilizzeranno le auto in condivisione, riducendo il costo marginale senza intaccare l’efficienza dei trasporti ed utilizzando come supporto logistico i dati forniti dalla rete.

Durante il suo intervento non ha risparmiato qualche critica al Premier Renzi ed al nostro sistema, affermando che è giusto puntare sull’austerity e le riforme, ma il problema è che gli investimenti sono ancora legati ad infrastrutture ancorate al ventesimo secolo ed ai combustibili fossili e non sulle rinnovabili, restando un passo indietro rispetto al processo di evoluzione avviatosi.

Indubbiamente la prospettiva di Rifkin porta spunti interessanti e indirizza verso un sistema economico di piena sostenibilità. Restano, però, alcuni interrogativi sulla fattibilità in tempi brevi di un tale progetto che, come ammesso da lui stesso, dovrà avvenire in maniera graduale. Per un certo intervallo di tempo sarà costretto a poggiarsi comunque su alcune infrastrutture del vecchio sistema.

Ci si chiede se e come sarà possibile poi, slegarsi dalle compagnie e aziende energetiche a cui sono ancora strettamente interconnessi tutti i governi mondiali, se sia utopica o meno l’idea di prodotti in condivisione senza un costo e se davvero abbandoneranno tutti la cultura del possedere in favore del condividere.

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